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- Scritto da Natale Pace
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Di Natale Pace
Domenico Zappone pubblicò il volumetto “Le cinque fiale” nel 1952: aveva 41 anni.
Il libro comprendeva, oltre al racconto lungo omonimo, altri tre racconti: Fine di un anno, Fine del deserto, Fine di una guerra.
Considerando l’idiosincrasia, la quasi puerile timidezza dello scrittore palmese per le pubblicazioni di sue opere, possiamo considerare le cinque fiale una vera rarità, preziosa rarità, accompagnata, molto più tardi da “Calabria nostra” proposta antologica di scritti tutti di autori calabresi per i ragazzi delle scuole medie per la quale, come spesso accade in questi casi, diceva la bella Nanù, sua moglie, si ebbe la rabbia e il rancore degli scrittori esclusi e il silenzio degli inclusi, salvo naturalmente rarissime eccezioni.
Dopo la morte di Zappone, i quattro racconti vennero ripubblicati insieme ad altri 11 inediti, per una iniziativa editoriale della Frama Sud del 1984, curata dall’amico, forse il più caro, il Sharo Gambino, con qualche ritocco, dovuto probabilmente alla scoperta di nuovi dattiloscritti, messi a disposizione dello scrittore serrese da Nanù Isola Zappone, sotto il titolo “Il mio amico Hemingway e altri racconti” (qui, per esempio “Fine del deserto” cambia titolo e diventa “Il deserto”).
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- Scritto da Benedetta Borrata
- Categoria: Carta bianca
Di Natale Pace
Tre saggi critici sviluppati su altrettanti racconti tratti dai circa duecento complessivamente scritti da Italo Calvino, lo scrittore e giornalista nato a Cuba, del quale sviluppa le sottili ironie, che sembrano ispirate ai sogni di Kafka, ma, come spiega egli stesso, non lo sono.
Ancora tre labirintismi i tre saggi su scritti di Jorge Louis Borges che seguono. Altra poesia dei doni, La casa di Asterione e La Biblioteca di Babele. Il realismo magico dello scrittore argentino viene messo in bella evidenza.
A questi primi sei lavori nel libro fanno seguito tre recensioni sul Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, tre interessanti e nuovi ragionamenti su alcuni aspetti danteschi, sulla teatralità della Commedia, sull’efficacia della similitudine e Una Lanterna Infernale.
Basterebbe e avanzerebbe per renderci conto e apprezzare la oratoria critica di Benedetta Borrata, la sua penna benna-scavatrice all’opera, la ricerca continua, l’esposizione mai cattedratica, se pure scientificamente ineccepibile.
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- Scritto da Natale Pace
- Categoria: Carta bianca
di Natale Pace
L’ho fatto!
Così come l’ha descritto Gioacchino Criaco a pag.60 de “Il custode delle parole” (Narratori Feltrinelli, 2022), ho preparato il piatto dei pastori d’Aspromonte. Ma non ci ho messo solo gli ingredienti di cucina, l’ho fatto esattamente come lui, aggiungendovi ingredienti che non si trovano al supermercato: l’amicizia, l’amore, la famiglia, la magia delle sere calabresi.
Qualche sera prima del tampone positivo (e io che dopo tre anni mi credevo immune per sorte divina) ho invitato la ciurma dei parenti più cari, le ho raccolte in giardino al riparo dall’umido serale sotto il gazebo a tetto spiovente e mentre loro coglioneggiavano di celie sacre, segregato in cucina, l’ho fatto.
Ogni tanto qualcuno ci provava, si avvicinava dentro casa: “vuoi una mano?” mal gliene coglieva, perché lo rincorrevo col mestolo di legno fino alla porta.
Il pacco della struncatura comandava su tutti gli altri ingredienti sul tavolo della cucina: altero, padrone, sapeva che la festa era in suo onore, come anche sentiva la responsabilità di trasmettere odori passati, scottature rosse di peperoncino sulla lingua, echi di querce millenarie, di foglie come ance di oboe nel folto delle faggete, gorgoglii di acque a tratti scroscianti in improvvise cascate freschissime che la ciurma doveva sentire prima negli occhi e nella testa e poi, molto poi nel palato.
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- Scritto da Vincenzo Filardo
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Di Vincenzo Filardo
- Condivido finalità ed approccio, pamphlet divulgativo dedicato ai ragazzi, del libro di Leporace sulla figura di Giacomo Mancini, un protagonista meridionale della politica e della promozione culturale del ‘900. A parte il Premio Sila penso alla sua spinta diretta e al suo contributo personale al grande tema del Riformismo italiano con l’occhio particolarmente attento alla soluzione della Questione Meridionale. Penso alla sua visione di uno Stato moderno regolatore del mercato con una presenza importante nell’economia e nei settori pubblici: una visione erosa progressivamente dal pesante incedere del liberalismo e dalla globalizzazione dei poteri finanziari.
- Per trasmettere esperienze del passato alle nuove generazioni occorre il linguaggio giusto, quello semplice, diretto, privo di gergalità politiciste, privo soprattutto di nostalgie e di parole senz’anima. E nel suo “Bignami” del romanzo di una vita, quella di Mancini, Paride Leporace usa la sua professionalità, il suo mestiere di giornalista e di comunicatore, sfugge al racconto agiografico, non si fa prendere dall’affetto e dalla stima che comunque nutre verso il suo personaggio, scrive con “occhio asciutto”. Un secolo di storia umana e politica in meno di cento pagine. Basta leggere l’indice del volumetto che inizia con il rapporto di Giacomo con suo padre Pietro, con la sua città, la sua famiglia di origine, aristocratica, Mancini- De Matera, in quel palazzo nel contro storico di Cosenza accanto al liceo Telesio. E che finisce con la sindacatura della sua città e l’abbraccio di Cosenza al suo funerale laico in cui parlano Emanuele Macaluso, comunista migliorista, riformatore moderato del PCI e Franco Piperno leader di Potere Operaio gruppo extraparlamentare dei famosi anni ’70: associati ambedue dal riconoscere in quella salma la dimensione politica ed umana di uno statista.
- Condivido anche l’altra finalità del libro: un contributo per riaprire una discussione sulla Calabria e sul Mezzogiorno. A noi serve però una discussione che ci consenta di guardare avanti. Per questo dovremmo cogliere e valorizzare i punti di forza che ci vengono dal passato per riannodarli, rinnovarli profondamente, valorizzarli. E per questo dovremmo evitare giudizi demolitivi, processi, semplificazioni schematiche su persone e su fatti.
- Allora vorrei fare all’autore tre domande che emergono dal suo racconto sulla vita di Mancini.