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- Scritto da Anna Foti
- Categoria: Carta bianca
di Anna Foti
Alla storia della città di Berlino divisa dal muro, Christa Wolf, scomparsa il primo dicembre del 2011, all’indomani della costruzione del muro, nel 1963, ha dedicato lo straordinario romanzo di formazione (il suo scritto d’esordio) “Il cielo diviso” (“Der geteilte rimmel”). «La città poco prima dell’autunno immersa ancora nella calura dopo la fresca estate piovigginosa di quell’anno, respirava con più veemenza del solito. Il suo respiro si effondeva in fumo denso su da cento ciminiere di fabbriche nel cielo terso, ma poi gli mancava la forza di proseguire. La gente, da tempo avvezza a quel cielo velato, lo trovava improvvisamente insolito e difficile da sopportare, sfogando la subitanea irrequietezza anche sulle cose più remote. L'aria la opprimeva, l'acqua aveva un sapore amaro. Ma la terra la reggeva ancora, quella gente, e finché ce n’era l’avrebbe fatto…».
In volo sulle ali del cambiamento ha visto il mondo nel 1990 Klaus Meine, voce della band tedesca degli Scorpions, autore dell’indimenticabile canzone Wind of Change che ancora oggi narra in note la riunificazione della Germania dopo la storica caduta del muro di Berlino (Berliner Mauer), emblema dei regimi comunisti contrapposti ai paesi occidentali, tra Est e Ovest dell’Europa.
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- Scritto da Saverio Occhiuto
- Categoria: Carta bianca
C'è un sentimento di disaffezione alla cosa pubblica che sta ormai attraversando l'intero Occidente, non solo l'Europa e il nostro Paese. Questo avviene quando la domanda di protezione e di benessere cresce ma non trova risposte nella rappresentanza parlamentare, negli apparati giudiziari ed esecutivi. Così il tappo della fiducia verso il livello istituzionale salta, con effetti devastanti sulla società. Perché se viene meno la polis, intesa nel suo significato più nobile: la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, l'alternativa è il ripiegamento dell'individuo verso sentimenti di ostilità e di egoismo che poi sfociano quasi sempre in atteggiamenti aggressivi e di "respingimento" dell'altro. Pulsione oggi agevolate dal facile accesso alla comunicazione di massa, i famigerati social, dove si nasconde il nemico maggiore. Perché proprio attraverso le "trappole" offerte dal web, le forze populiste hanno gioco facile nella propaganda anti-sistema, solitamente rivolta a un pubblico meno attrezzato culturalmente e dunque facile preda delle cosiddette fake news. Una informazione-pattume che non arriva mai per caso sul nostro pc o sullo smartphone a portata di mano h24. C'è una strategia in tutto questo, manovrata da "menti raffinatissime" come direbbe Giovanni Falcone, che può portare a modificare la storia di una nazione o di un intero continente, orientando il consenso su quel candidato o quella forza politica senza che di tutto ciò la polis ne abbia la minima percezione. Certo, il livello istituzionale ci ha messo tanto di suo (e continua farlo) per aumentare le distanze dal cittadino, offrendo uno spettacolo di sé che non aiuta a ricucire il rapporto di fiducia con la società.
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- Scritto da Anna Foti
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di Anna Foti
"In America Halloween era stata portata dai nostri emigranti meridionali e da quelli di altre nazioni: la presunta 'importazione' è solo un viaggio di ritorno della festa (...) Oggi, ogni volta che si avvicina la festa di Halloween si sente parlare di una festa «americana», innestata in Italia come mera importazione statunitense. Questo è un errore storiografico e culturale". Ad affermarlo è l'antropologo originario di Briatico, in provincia di Vibo Valentia, Luigi Lombardi Satriani, che, intervistato tempo fa dal ricercatore del centro di inchieste multidisciplinari e interculturali dell'University College di Londra, Marco Benoît Carbone, ha collocato le radici della festa di Halloween nelle regioni del Sud Italia. L'antropologo calabrese ha condotto infatti un lavoro di approfondimento sul tema della morte nella cultura contadina, poi confluito nel volume "Il ponte di San Giacomo. L’ideologia della morte nella società contadina del Sud", scritto a quattro mani con Mariano Meligrana, ricercatore di Storia delle tradizioni popolari nell'Università di Messina deceduto nel 1982. Il libro fu pubblicato per la prima volta con i caratteri di Rizzoli nel 1982, anno in cui si aggiudicò il premio Viareggio, sezione Saggistica, e successivamente anche con altre case editrici fino all'ultima edizione curata da Sellerio Palermo nel 1989. Classe 1936, tra i maggiori esperti di tradizioni popolari italiane, Luigi Lombardi Satriani è stato senatore della Repubblica della XIII legislatura e componente della Commissione Cultura dal 1996 al 2001, ordinario di Etnologia all’Università La Sapienza di Roma e docente di Antropologia culturale all’Università di Napoli. Il volume "Il ponte di San Giacomo.
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- Scritto da Anna Foti
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di Anna Foti
Sono ancora una volta le vittime, le sentinelle di un’umanità distratta e colpevole di smemoratezza e superficialità. Sono ancora una volta le vittime che hanno subito perdite incalcolabili, lo strenuo baluardo del decoro e del pudore; sono loro a ricordarci che la Dignità é un valore irriducibile anche quando la Vita e la Libertà, che ne sono le espressioni più nobili, vengono assaltate e oltraggiate, ancora una volta; sono loro a ricordarci che salvano dall’oblio del Pensiero e dalla dimenticanza della Storia solo le Verità più dolorose e scomode, perché le altre verità non fanno fatica ad essere conosciute e riconosciute.
Dovrebbe essere di tutti la voce dell’indignazione delle madri di Srebrenica che hanno chiesto la revoca del premio Nobel per la Letteratura allo scrittore austriaco Peter Handke che durante la guerra nei Balcani difese il presidente della Repubblica Serba Slobodan Milosevic, accusato di crimini contro l’Umanità dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia. Quel processo si estinse nel 2006 per la morte sopraggiunta di Milosevic e, dunque, non sfociò in alcuna sentenza.
Chiamate a rivivere il dolore di essere sopravvissute a figli, mariti, fratelli, cari, le madri di Srebrenica si ritrovano strette di nuovo dal desiderio di Giustizia, Verità e Memoria. Lo stesso che a lungo le ha animate nel segno del motto Odgovornost (Responsabilità in lingua bosniaca), mentre chiedevano che l'impunità dei colpevoli di orribili crimini fosse intaccata fino a risultarne disintegrata, come avvenuto alla loro patria, la Jugoslavia, in quei terribili anni Novanta. Una giustizia sofferta e attesa, arrivata dopo oltre vent’anni.