fbpx

 

di Saverio Occhiuto 

Il riaffacciarsi delle politiche nazionaliste in Europa, che sembrava ormai archiviato dalla storia, pone l'élite culturale del Paese di fronte a nuove sfide, nuove responsabilità. La prima domanda da porsi è come è possibile che questo sia potuto accadere dopo gli sforzi compiuti da Alterio Spinelli, e altri dopo di lui, per giungere a quella vera integrazione europea che non avesse come unico marchio di fabbrica la moneta unica, ma una coscienza unitaria che partisse dalla condivisione di valori universali. Uno su tutti, quello dell'accoglienza. Un concetto che se allargato all'intero Mediterraneo impone oggi altre riflessioni, date forse per scontate con troppa fretta da chi non avvertiva l'avvicinarsi delle politiche sovraniste e populiste giunte poi fino a noi. Politiche che facendo leva sulla paura hanno alla fine creato una coltre di nebbia tra noi e la nostra storia, con parole d'ordine semplici ma efficacissime sul piano della comunicazione. Questo è servito soprattutto a nascondere e confondere le origini dei popoli, la cui mescolanza ha in realtà creato nei secoli quelle contaminazioni culturali che sono poi la vera ricchezza del Mediterraneo, non il nemico da respingere. Facevo questa riflessione qualche giorno fa dopo l'ennesima frase d'ordinanza pronunciata da un nostro ministro della Repubblica con la ritualità e i tempi scenici di uno spot pubblicitario: "Prima gli italiani". Pensavo alla mia città, Reggio Calabria e alla sua storia millenaria. L'antica Rhegion fondata nel 730 a.C da una colonia di Calcidesi provenienti dall'isola Eubea, nel Mare Egeo.

Mi chiedevo quanto avesse influito questa origine nella mia struttura bio-psichica per effetto di ciò che l'antica popolazione greca aveva trasmesso fino a me attraverso le successive generazioni. Mi chiedevo insomma quanto di "italiano" ci sia oggi in me, nel mio essere reggino "doc". Soprattutto quale sia il vero significato da attribuire all'identità nazionale,  e se il concetto di confine non sia in realtà uno strumento funzionale solo alla politica per i suoi giochi commerciali e militari che sembravano in qualche modo sconfitti dalla globalizzazione. La realtà ci ha invece riportati indietro, a una sorta di Medioevo culturale dominato dalla paura dello straniero, anche se il "nemico" dista da noi solo il tempo di una breve traversata in mare da costa a costa. Per uscirne c'è una sola via di fuga: diradare la nebbia sulla storia alimentata dalla ricerca frenetica e irresponsabile del consenso.  Si potrebbe iniziare da qualche semplice consiglio ai nostri ragazzi: trascorrete un paio d'ore in meno sui social e visitate, di tanto in tanto, una libreria. Tra gli scaffali troverete tutto ciò che serve per liberarvi dal buio, dall'orco dell'ignoranza. Avvertirete una leggerezza che vi farà sentire meno vuoti e, forse, meno soli.