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Dove vanno a dormire le viole?

dall'omonima silloge di Antonella Caggiano- Pescara

Dove vanno a dormire
le viole?
un tempo credevo di saperlo.

Dalla finestra
affacciata sui sogni
guardavo con stupore
il suono della festa nel
lino odoroso di estate e
nella sfida delle api intorno.

Mi aspettavo vivere.
E spiavo
ammirata
la vita degli altri.

Sentivo gemere l'aria
al mio passaggio
mi tiravo dietro la scia velenosa
di piccole comari e
agognanti ragazzetti.

Chi vedeva la promessa certa
nell'esplosione come girasole del sorriso
chi la convinzione della scollatura
chi la voluttà di abbracci
in uno sguardo appena incrociato.

Eppure io non ero lì.

Non Anadiomene
Ofelia
forse Desdemona
talvolta Euridice dolce
ma sempre Emily, Alda, Antonia
compagne confidanti
per somiglianza.

Ogni volta tornavo
all'angolo del gioco
delle parti
dove ognuno era più bravo di me.

Cos' sognante restavo
fra poesie ed amori bambini
fino alla schiusa della crisalide.

Quando il padre comprese
che il dì s'era fatto
e si doveva fare la donna.

Tutto cominciò da lì:
"Mi vietarono di vederti
- ripeteva mia madre -
e poi invocarono il mio ritorno.

Solo la mia mano al tuo viso calmò
l'interminabile pianto".

Tutto comincia e ha fine
per Amore.