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Sordo al tuo grido che da profonde foibe
risaliva a devastare le nubi delle albe e dei tramonti,
non udii il richiamo
(ad altre faccende affaccendato, vivevo per fantasmagorie).

Adesso non mi chiami eppure come vivida ti sento,
non angelo evanescente, tutta di spirito pervasa,
ma ossa e carne (quel buffo cappello di lana a turbante
per nascondere la canuzie) e la tua voce quieta
quiete infonde.
Appena fuori dalla porta il manifesto a lutto
riempie il muro
mentre da un'altra vita continui a dirmi ti amo.

(Natale Pace)