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di Anna Foti

Eterna é la ricerca dell’Amore “che a nullo amato amar perdona”, essenza della vita e dell’erranza di ogni essere umano. Il Sommo Poeta di cui ci si prepara anche a Reggio Calabria a celebrare i 700 anni dalla morte (Firenze 1265-Ravenna 1321), Dante Alighieri, guelfo sui generis che osteggiava papa Bonifacio VIII, esiliato dalla sua Firenze e Ghibellin fuggiasco cantato da Foscolo, ha raccontato un viaggio tormentato e affascinante nella sua “Divina Commedia”, tra i capolavori letterari più famosi di tutti i tempi.

L’anno di nascita di Dante non si conosce con esattezza. Si deduce dallo storico fiorentino Giovanni Villani che nella sua Nova Crônica riferisce che “Dante morì in esilio del comune di Firenze in età di circa 56 anni”.

Mercoledì 25 marzo alle ore 12 anche il Comune di Reggio Calabria aderirà al “Virtual Dantedì”, l’evento di apertura delle celebrazioni per l’anniversario in arrivo nel 2021.

Seppure a distanza, data la contingenza segnata dall’emergenza CovID 19, la chiamata è a leggere le celebri terzine e a partecipare ad una maratona sui social, con pillole, letture in streaming, performance dedicate a Dante, con gli hashtag ufficiali #Dantedì e #IoleggoDante.

“Questa proposta artistica – ha affermato l’assessora comunale alla Valorizzazione del patrimonio storico e culturale Irene Calabrò – vuole essere un antivirus sociale per aiutarci a resistere in questa lunga guerra di trincea in cui ciascun cittadino è chiamato responsabilmente a fare la propria parte per uscire - nuovamente insieme - a riveder le stelle”. Un invito a riveder le stelle senza uscire, ma viaggiando con la mente e con le emozioni, grazie ai libri, in questo caso alla Divina Commedia.

In luogo della lettura alla villetta De Nava dove è custodita una delle mille copie della Divina Commedia illustrata dall’artista ligure Amos  Nattini, l’assessora Irene Calabrò ha accolto la proposta di alcuni artisti e professionisti reggini e un video con la presentazione dei tre volumi e la lettura domestica di tre terzine di ogni cantica, realizzato da Antonio Melasi, sarà pubblicato nella giornata del 25 marzo sulla pagina Facebook istituzionale del Comune di Reggio Calabria: www.facebook.com/comunerc,  si legge nella nota diffusa da palazzo San Giorgio.

La lettura sarà a cura della giovane Cecilia Puccinelli, accompagnata dalle note musicali dei maestri Fulvio Puccinelli al violino e Pino Puntorieri al pianoforte.

Dante Alighieri, simbolo di italianità nel mondo, con gli amici Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, anche loro toscani, fu tra gli scrittori fondamentali per la Letteratura. Allievo del notaio e politico fiorentino Brunetto Latini, sulle orme del poeta bolognese Guido Guinizzelli, con Guido Cavalcanti, Dante contribuì alla maturazione a Firenze della scuola stilnovistica ispirata all’Amore quale espressione più alta di nobiltà d’animo.

Fu consacrato all’olimpo anche da Francesco De Sanctis nella sua “Storia della Letteratura Italiana” nel 1870, Dante fu fonte di studio e di ispirazione per scrittori e poeti di tutto il mondo: John Milton (che a lui si ispirò per Paradise Lost), William Blake ed ancora Wordsworth, Coleridge, Byron, Tennyson e Thomas Stearn Eliot in Inghilterra, Schelling e Hegel in Germania, Louis Borges in Argentina e Ralph Waldo Emerson, Ezra Pound e Henry Miller negli Stati Uniti.

Scritto in volgare fiorentino, poema in terzine di endecasillabi, la Divina Commedia, suddivisa in tre cantiche - Inferno, Purgatorio e Paradiso - narra di un viaggio immaginario che Dante compie, guidato dal poeta latino Virgilio (la Ragione), alla ricerca della sua Beatrice, incarnazione dell’Amore, che al termine del suo viaggio sarà ad attenderlo, al di là delle fiamme dell’Inferno e delle porte del Purgatorio, splendente in tutta la sua profondità. Il viaggio si conclude in Paradiso, laddove “si puote ciò che si vuole”. Una narrazione impreziosita da sapienti allegorie, dalla forte ispirazione universale.

Il pregnante simbolismo del ricorrente numero Tre evidenzia la centralità della Trinità in questa erranza spirituale dentro il mistero e verso Dio e l’Amore.

Un’opera senza tempo che ha ispirato anche le monumentali illustrazioni del pittore genovese Amos Nattini (Genova 1892 – Parma 1985), membro del collegio dell’Accademia di Belle Arti di Parma nel 1937 e Accademico di merito all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova l’anno successivo. Dal 1921, per i seicento anni dalla morte del sommo poeta (Ravenna 1321), cominciano ad essere esposte in tutto il mondo le cantiche da lui tradotte in arte e in immagini. L’opera di stampa a torchio su carta “a mano” della monumentale edizione della Divina Commedia, con caratteri ideati dall’illustratore stesso, viene ultimata solo nel 1939. Ve ne sono solo 1000 esemplari e uno di questi è custodito presso la biblioteca “Pietro De Nava” di Reggio Calabria alla quale, in occasione della donazione del cavaliere Gennaro Giuffrè, unitamente a due busti di Dante già esposti presso la villetta “De Nava”, è stata anche consegnata la copia numero 445 di questa maestosa Divina Commedia illustrata da Nattini.

Antesignane di tali mille esemplari furono le prime tavole esposte in piena epoca fascista a Genova, Milano, Roma, Torino, Brescia, Viareggio, Napoli, Parigi, l’Aja, Nizza. In occasione dell’inaugurazione della loro mostra a Roma alla Casa di Dante alla Torre degli Anguillara nel 1927, il re Vittorio Emanuele III ricevette in dono la prima cantica allora stampata mentre un’altra copia fu successivamente donata al capo del governo Benito Mussolini e al Pontefice Pio IX. Una copia della Divina Commedia, come opera rappresentativa dell’arte e della cultura italiana,  fu donata dal Duce a Hitler in visita alla Mostra italiana dell’Ottocento. Esse furono esposte anche al Musée Jeu de Paume di Parigi nel 1931 con migliaia di visitatori che andarono ad ammirarle. 

Questa opera di pregio – un’immagine per ogni canto delle cantiche –  è spesso a Reggio Calabria al centro di iniziative culturali che esaltano la poetica, la letteratura e, come recita il verso finale del Paradiso, quell’”Amor che move il sole e l’altre stelle”.

La biblioteca reggina conserva anche delle edizioni antiche della stessa Divina Commedia appartenenti ad altri fondi confluiti nel patrimonio bibliotecario, come quello Sandicchi e quello De Nava.

Celebrare l’opera del Sommo poeta, certamente noto in tutto il mondo, significa dunque celebrare la sconfinata bellezza delle cantiche che lo compongono e il loro autore, noto come il padre della Lingua italiana. Oltre quattordicimila versi in volgare scritti nel Trecento, oggi un capolavoro della letteratura universale che culmina in ogni cantica nella parola “stelle”:

 

salimmo sù, el primo e io secondo,

tanto ch’i’ vidi de le cose belle

che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

Inferno, Canto XXXIV

139-139

 

Io ritornai da la santissima onda

rifatto sì come piante novelle

rinovellate di novella fronda,

puro e disposto a salire a le stelle.

Purgatorio, Canto XXXIII

142-145

 

A l’alta fantasia qui mancò possa;

ma già volgeva ‘l mio disio e ‘l velle,

sì come rota ch’igualmente è mossa,                                   

l’amor che move il sole e l’altre stelle.        

Paradiso, Canto XXXIII

142-145

 

Quello di Dante è in realtà il viaggio dentro il cuore tormentato e beato dell’Umanità che, anche e soprattutto nella scrittura, si eleva ad esperienza universale.

Un cammino che dalla selva oscura conduce laddove dove “la gloria di Colui che tutto move per l’universo penetra e rispende, in una parte più e meno altrove” e di cui Dante Alighieri, penna e anima pellegrina, lascia una traccia viva capace di sopravvivere nei secoli.