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Ringrazio vivamente gli organizzatori del prestigioso sodalizio “Rhegium Julii” per il nobile riconoscimento che mi è stato preannunciato e che considero rivolto non alla mia piccola persona, ma alla lunga vita che mi è stato donato di trascorrere con amore e pace fra la mia gente.

Vi chiedo di accettare alcune considerazioni che mi detta il cuore, quali che esse siano, condensate in un breve messaggio affinché ne facciate l’uso che riterrete. Questa terra di Calabria è bella, è feconda, è mite. L’ha resa tale la gente che l’abita da millenni ed a cui sono assai grato. Le generazioni che ci hanno preceduto ci hanno lasciato tesori di umiltà, sobrietà, laboriosità, pazienza. Nella nostra storia, tranne una breve avventura del tiranno Anassilao, non riscontro imprese di conquiste, ma piuttosto lunghi secoli di sottomissione, la quale in parte ancora dura. Abbiamo combattuto perché costretti oppure per la gioia imbecille, ma pertinace, di farci del male l’un l’altro. Anche l’ambiente è meraviglioso perché pittoresco più che per grandiosità. Il nostro millenario passato parla con ruderi smozzicati piuttosto che con imponenti edifici. Però non c’è albero, non c’è siepe, non c’è muro, non c’è cibo a cui non sia stato affidato un linguaggio di intensa umanità, di umili virtù, di sofferenze costanti e di gioie intime. Perciò la terra di Calabria è appassionatamente affascinante e molti forestieri di ogni tempo si innamorano di lei e del suo silenzioso racconto. Ma per comprenderne il linguaggio, per accorgersi del suo fascino, per amarla ed onorarla, occorrono conoscenza e consuetudine: due requisiti che troppo spesso mancano. Non la conoscono e non l’ascoltano troppi amministratori che dovrebbero servirla e invece se ne servono, troppi docenti che non ne parlano ai discepoli, troppi professionisti che, invece di abbellirla, la sfruttano, quei tanti costruttori che la cancellano con stupidi ed arroganti edifici; non la conoscono, non per colpa loro, quei funzionari delle soprintendenze che restano in transito due o tre mesi e poi vengono trasferiti.

Sono certo che voi facciate sentire la vostra libera voce a quegli amministratori, a quei maestri, a quei professionisti, a quegli edificatori e funzionari che di fatto non amano la nostra terra. Forse, se la vostra voce viene ascoltata, riuscirete a portare rimedio anche alle gravi carenze di cui oggi soffriamo: nella sanità, nella fruizione dell’acqua, nello smaltimento dei rifiuti, nella difesa dal crimine degli incendi. Forse potreste frenare la banalizzazione dei nostri beni culturali e l’insipiente distruzione di quelli ambientali che si spinge fino all’inquinamento del mare, grande vanto delle nostre coste, primaria risorsa turistica. Già, il turismo! In via Marina, davanti all’ex Lido, vicino la Stazione Succursale, c’è un chiosco poligonale senza aperture con su scritto “Informazioni turistiche”. Lo ritengo il monumento all’informazione ignota. Facciamo finta che sia aperto e in funzione. Che cosa potrà dire questo immaginato informatore ad un turista che chieda, ad esempio, l’orario delle navette fra Locri e Locri Scavi, fra Bova Marina e l’antica Sinagoga, fra Bianco e la Villa del Casale? Non ce ne sono! Similmente, che cosa dire di siti archeologici o artistici incustoditi oppure con orari e giorni di visita impossibili o di biglietterie non abilitate a rilasciare biglietti? Eppure non manchiamo di assessori e impiegati al turismo a livello sia comunale, sia provinciale, sia regionale. Forse noi calabresi siamo in preda ad un inenarrabile masochismo. Io spero e vi auguro che riusciate a curarlo.

Per partecipare alla rinascita ed alla promozione della nostra società con vigilanza consapevole, credo che sia necessario tenere la testa alta dinanzi a chicchessia. Non basta non commettere crimini come il caporalato o gli strozzinaggi a cui sono frequentemente sottoposti quei fortunati che trovano un lavoro, anche se precario. Non basta non essere gravemente corrotti. Io credo che per privarci della nostra libertà, direi anche della dignità, e diventare cibo che alimenta la zona grigia di cui si pascono i mafiosi e la massoneria deviata che comanda tutti, basti impelagarsi nelle piccole truffe che sembrano di routine: il vizio di evadere l’IVA quando è possibile, quello di non rilasciare ricevuta fiscale per prestazioni private, quello di affittare in nero un appartamento, spesso abusivo, quello di non rispettare i diritti sindacali dei lavoratori domestici. Per un pugno di soldi ci obbligheremmo ad un connivente silenzio.

Rivolgo, pertanto, un caldo ringraziamento a tanti di voi che ci onorano, che si prodigano con limpida e generosa abnegazione per rendere sempre più dignitosa la nostra società, per alleviarne i mali fisici e morali, che incombono qui come in ogni parte del mondo, per dare linfa e vita alla fame del nostro spirito.

Grazie, soci e presidente di “Rhegium Julii” che avete voluto ricordarvi di me e grazie a coloro che avranno avuto la pazienza di prestare attenzione alle mie considerazioni. Addio.

Domenico Minuto, 30 agosto 2021