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Se la mia casa fosse costruita di parole
non temerei l'inverno
perchè l'umidità e le fessure
sarebbero metafore del freddo.

Se fossero i mattoni fatti solo di lettere
messe una sull'altra alla rinfusa
senza malta che faccia da collante
sarebbero espressione
dell'instabilità della mia vita
dei miei demoni e delle mie ossessioni,
del fuoco che mi assale
quando il suo crepitare si fa canto.

Se la mia casa fosse una poesia
una ricca poesia con cui addobbare
le sue pareti instabili
fatta di desideri irrealizzati
del magma di tormenti che s'agita nel sangue
in cerca di quel verso ineguagliabile
da graffiare sul muro.

Se la mia casa fosse
immensa come il cielo
dove poter fissare a mo' di stelle
le sillabe sonore
del mio canto risorto.
E mi ubriacherei del suo splendore
e non cospirerebbe più il silenzio
a oscurare il ritmo della musica,
risanata per sempre la ferita
dell'ombra e dell'abisso.

E se fosse così
attaccherei alla porta
il mio endecasillabo più bello
perchè prima di abbatterla
qualcuno che verrà ad abitarla
possa darvi uno sguardo frettoloso
e recitarmi un requiem a ricordo.

Emilio Coco

tratta dal libro: La casa