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Categoria: Carta bianca
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di Anna Foti

"Io scriverò se vuoi
Perché cerco un mondo diverso
Con stelle al neon e un poco d'universo.

Mi sento un eroe a tempo perso...

Ma con chiunque sappia divertirsi mi salverò
Che viva la vita senza troppo arrichirsi..."

Parlava al futuro mentre la sua vita era a un passo da una fine prematura e tra le righe di una canzone rivelava il senso ultimo di ogni esistenza: cercare un pò di infinito in ciò che è finito per definizione e trovarlo nell'allegria e nella gioia di vivere piuttosto che nel possesso materiale.

Rino Gaetano, che di questi tempi (29 ottobre) avrebbe compiuto 70 anni, è ancora lì a cantare, nonostante un incidente quasi quarant'anni fa gli abbia stroncato la vita.

E' ancora lì con il suo cilindro in testa, la sua aria scanzonata, il suo spirito anticonformista ad intonare canti di ribellione intrisi di un'arguta ironia.

Non si sono esaurite in quei concerti degli anni Settanta, le sue canzoni e le sue denunce. Con il peso di una piuma, la leggerezza, l'intelligenza e l'ironia di Rino hanno rivelato le contraddizioni anche di quel Sud lasciato da bambino ma che gli era rimasto dentro, dove il tempo e lo spazio non contano.

Rino Gaetano, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano era nato a Crotone. Aveva vissuto a Roma dall’età di dieci anni. Per motivi di lavoro tutta la sua famiglia aveva lasciato la Calabria.

Un incidente stradale sulla Nomentana, nel giugno del 1981, spezzò la sua vita.

Rino aveva solo trent'anni ma le sue canzoni, dal tono allegro e dissacrante, erano già entrate nella storia e segnato una generazione, divenendo manifesto di un’epoca, quella degli ideali non contaminati dal progresso industriale e non invaghitisi di quel benessere che il boom economico propinava e che nei decenni successivi avrebbe generato lacerazioni profonde, grandi ingiustizie sociali, crescente e immense diseguaglianze, cocenti disillusioni. Temi di impegno sociale, come l'emigrazione, l'emarginazione e l'alienazione industriale, si facevano sempre più pregnante nei suoi testi.

Dopo le cover di Beatles e Rolling Stones, sulle orme di Francesco De Gregori e Antonello Venditti, Rino mosse i primi passi nel mondo artistico e mentre musicava qualche testo di Marcello Casco, scriveva le prime canzoni, cercava contatti con i discografici e assieme ad uno dei suoi amici più cari, Antonio Salezzari, si recava alla RCA, tramite la quale scrisse per Nicola Di Bari "Prova a chiamarmi amore", "Questo amore tanto grande" e "Ad esempio a me piace... il Sud".  Il primo contratto discografico fu con la IT e fu il ricordo della nonna Marianna, alla quale era profondamente legato, a rappresentare la sua prima storia, il suo primo brano "I love you Marianna", pubblicato con lo pseudonimo Kammammuri's, in omaggio a un personaggio dei Pirati della Malesia di Emilio Salgari.

L'intramontabile 45 giri "Ma il cielo è sempre più blu", uscì nel 1975, un anno dopo il suo primo album ‘Ingresso libero’. Approdò, con cilindro e ukulele, nel 1978 sull'ambito palcoscenico dell'Ariston per il Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Dopo il ballottaggio con il brano "Nunterreggae più" - canzone che Vincenzo Mollica definiva «di grande divertimento e coraggio: nomi e cognomi per tutti e nei tempi in cui era molto difficile» - la scelta ricadde su "Gianna", entrata da subito nella Top Ten dell'epoca (e oltre), con la quale conquistò il terzo gradino del podio, dopo Mattia Bazar e Anna Oxa. 

Artista estremamente poliedrico, Rino è stato anche conduttore radiofonico di Canzone d'Autore e attore teatrale nel ruolo della volpe nel "Pinocchio" dell'indimenticato Carmelo Bene.

“Mio fratello è figlio unico”, “E io ci sto“, “Berta filava“, ‘’La ballata di Renzo’’, "Io Scriverò", Ma il cielo è sempre più blu", "Ad esempio a me piace il Sud", "Agapito Malteni Il Ferroviere", in cui il cantautore crotonese sul treno della vita ascolta il cuore errante di chi lascia il proprio paesello per il "misero guadagno di un bracciante", il canto di vita e di fatica de "L'operaio della Fiat (la 1100)", le parole di amore e nostalgia di "A mano a mano", "Sei Ottavi" e la canzone contro la guerra e suo testamento "Le Beatitudini".

Attraverso queste canzoni rimangono intatti quello spirito e quella voce che sono stati di un’intera generazione corsa incontro alla sfida del progresso con la forza dei sogni. Come quelli di Anna e Nicola, raccontati dallo scrittore crotonese di Carfizzi oggi residente a Besenello in provincia di Bolzano, Carmine Abate, nel romanzo "Gli anni veloci" edito da Mondadori nel 2008 e vincitore del "Premio Letterario Nazionale Tropea - Una regione per leggere". Pagine in cui vengono riproposte proprio le atmosfere delle canzoni di Rino.

Un tributo al grande e indimenticato Rino Gaetano, con la sapiente conduzione di Carlo Massarini è stato al centro del concerto che nel 2018 ha incantato l'arena Ciccio Franco di Reggio Calabria, nella cornice della prima edizione del Bergamotto Art Festival promosso dalla fondazione Giuseppe Marino.

"Ad esempio a me piace il Sud. Calabria per Rino", in questa cornice otto artisti calabresi, Marcello Barillà-Bquintet da Catanzaro, Sasà Calabrese da Castrovillari, Massimo Ferrante da Cosenza, Fabio Macagnino da Caulonia, Mattanza da Reggio Calabria, Manuela Romeo da Reggio Calabria, Valentina Sofio da Bagnara, Pierluigi Virelli da Cutro, hanno omaggiato il cantautore crotonese tragicamente e precocemente scomparso.

In collegamento telefonico, la sorella Anna Gaetano ha ricordato Rino come «un giovane generoso, trasferitosi da bambino a Roma per esigenze familiari, che non dimenticò mai la terra di origine. Amava il Sud al punto da tornarvi spesso. Il suo legame con la Calabria vivrà per sempre dentro le sue canzoni».

Un concerto speciale conclusosi con un omaggio corale. Alla fine tutti sul palco a cantare " Chi vive in baracca, chi suda il salario, chi ama l'amore e i sogni di gloria, chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria, chi mangia una volta, chi tira al bersaglio, chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo, chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno, chi ama la zia, chi va a Porta Pia, chi trova scontato, chi come ha trovato ...chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca, chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori, chi legge la mano, chi regna sovrano chi suda, chi lotta, chi mangia una volt, chi gli manca la casa, chi vive da sol, chi prende assai poco, chi gioca col fuoco chi vive in Calabria, chi vive d'amore, chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta, chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro ... Ma il cielo è sempre più bluma il cielo è sempre più blu, ma il cielo è sempre più blu …".

In questa preposizione avversativa scorre ancora tutta l'ostinazione di una Calabria che non vuole dimenticare, che non vuole arrendersi e che vuole rendere la musica e la cultura potenti motori di cambiamento e riscatto. La scorsa primavera in questa parola è stata racchiusa anche tutta l'ostinazione di un Paese che ha sfidato - come sta facendo ancora - la pandemia pure a suon di note. Riarrangiata e cantata da 50 artisti* italiani, per l’occasione denominati Italian All Stars for Life (https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=7GItOxCYVZQ), "Ma il cielo è sempre più blu" è stata anche la canzone intonata "da casa" durante il lockdown della scorsa primavera. Un invito alla speranza e alla gioia, nonostante l'isolamento. Un invito alla vita nonostante la paura.

*Alessandra Amoroso, Annalisa, Arisa, Baby K, Claudio Baglioni, Benji & Fede, Loredana Bertè, Boomdabash, Carl Brave, Michele Bravi, Bugo, Luca Carboni, Simone Cristicchi, Gigi D’Alessio, Cristina D’Avena, Fred De Palma, Diodato, Dolcenera, Elodie, Emma, Fedez, Giusy Ferreri, Fabri Fibra, Fiorello, Francesco Gabbani, Irene Grandi, Il Volo, Izi, Paolo Jannacci, J-Ax, Emis Killa, Levante, Lo Stato Sociale, Fiorella Mannoia, Marracash, Marco Masini, Ermal Meta, Gianni Morandi, Fabrizio Moro, Nek, Noemi, Rita Pavone, Piero Pelù, Max Pezzali, Pinguini Tattici Nucleari, Pupo, Raf, Eros Ramazzotti, Francesco Renga, Samuel, Francesco Sarcina, Saturnino, Umberto Tozzi, Ornella Vanoni e Alessandro Gaetano, nipote di Rino.