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Categoria: Carta bianca
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di Anna Foti

18 febbraio 1943, università Ludwig Maximilian di Monaco

«Il nostro popolo è pronto a ribellarsi contro la schiavitù dell’Europa decretata dai nazisti in un nuovo, fervente impeto di libertà e onore».

Neppure un foglio di quel sesto volantino doveva restare sul fondo di quella valigetta perché quell’appello era indifferibile e quella causa di libertà non poteva più aspettare.

Così fino all’ultima, tutte le copie di quel sesto volantino - sembra che un settimo fosse già pronto - uscirono dalla clandestinità per raggiungere la coscienza dei studenti tedeschi e denunciare gli inganni del Nazismo e gli orrori della dittatura e della guerra.

Per questa impellente urgenza, era stato istintivo tornare indietro, quel 18 febbraio 1943, per non disperdere alcuna di quelle parole, per dare fondo a quella valigetta, come si fa con i sogni, lì nell’androne del luogo in cui i sogni si alimentano, in cui i giovani si appassionano di conoscenza, di ideali e di futuro: l’Università.

Così a Monaco di Baviera, nel cuore del Terzo Reich, l’Universita’ Ludwig Maximilian fu la pagina su cui un gruppo di giovani cristiani tedeschi scrisse una Storia di coraggiosa Resistenza alla dittatura che minacciava la Libertà di tutti.

«Non dimenticate che ciascun popolo merita il regime che accetta di sopportare», Fredrich Schiller - primo volantino

“Uno spirito forte, un cuore tenero”

Sophie Magdalena Scholl, studentessa ventunenne appassionata di Thomas Mann e della sua Montagna incantata, giovane e coraggiosa oppositrice del regime, scelse di combattere la dittatura con la ribellione non violenta delle parole, fu lei a tornare indietro, con l’amato fratello Hans, per svuotare quella valigia ed inondare di volantini l’atrio dell’Università, quel 18 febbraio 1943. Un ultimo grido silenzioso ma potente di Libertà, fatto di parole scritte su carta, parole forti come i suoi ideali e ansiose di scolpire nuove coscienze. Una potenza disarmata ma evidentemente minacciosa, vista la violenza con cui il regime represse questa ribellione non violenta.

“Uno spirito forte, un cuore tenero” era quello auspicato da Sophie per i suoi coetanei e connazionali e fu quello che lei incarnò nella sua breve vita e che ancora oggi incarna in Germania. Ferma e risoluta anche di fronte ad un tribunale, istituito per punire e non per giudicare e assicurare Giustizia, e fino al momento dell’esecuzione. Indomita, come il fratello Hans, fino alla fine. Nessun segno di cedimento ma straordinarie indipendenza e forza di spirito. Fu un petalo della Rosa Bianca che la follia del regime di Adolf Hitler non riuscì a calpestare. Forte e tenera, alla sua memoria sono intitolate decine di scuole. La Germania, oggi, onora la sua memoria di giovane e coraggiosa attivista per la Libertà e la Rosa Bianca resta uno dei gruppi di Resistenza tedeschi più conosciuti.

La Rosa Bianca, Die Weiße Rose

A fondare il gruppo di resistenza tedesco denominato “Die Weiße Rose” (“La Rosa Bianca”), attivo dal giugno del 1942 fino all’epilogo drammatico dell’anno successivo, furono i fratelli Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst. Con loro anche Alexander Schmorell e Will Graf ai quali poco dopo si era unito anche il professore Kurt Huber. Dopo quel 18 febbraio, Sophie, Hans e Christoph furono arrestati con l’accusa di tradimento, demoralizzazione delle truppe, favoreggiamento del nemico, sabotaggio degli armamenti, e “processati”. Senza alcuna possibilità di difesa o appello, Sophie, Hans e Christoph furono condannati dal Tribunale del Popolo (Volksgerichtshof), presieduto da uno spietato e fanatico Roland Freisler, e decapitati il 22 febbraio del 1943.

Alexander Schmorell, Kurt Huber, Willi Gruf furono processati successivamente e ghigliottinati nel luglio e nell’ottobre del 1944.

Nel tempo, anche altri giovani studenti di Monaco di Baviera si erano uniti alla causa e per questo furono perseguitati e puniti con pene severe.

George j.Wittenstein, tra i pochi sopravvissuti, riuscì ad emigrare negli Stati Uniti dove insegnò presso la California University a Los Angeles ed esercitò la professione di cardiochirurgo.

La legge dello Stato e la legge della Coscienza. Sophie:«Io seguo la Coscienza»

Freiheit/Libertà fu la parola che Sophie, prima di andare incontro al destino del suo tempo, lasciò scritta sul retro dell’atto di imputazione, documento oggi esposto nell’ambito della mostra permanente unitamente a foto, libri e altro materiale riferito alle gesta del gruppo non armato che si oppose al regime. Il museo della Rosa Bianca è allestito proprio all’Universita’ Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera.

Freiheit/Libertà, una parola che, per chi sceglie di lottare con le parole, incarna un ideale del quale prendersi cura in quanto esseri dotati di Coscienza. E nel conflitto tra legge dello Stato e legge di Coscienza, che ogni regime totalitario e dunque ogni assenza di Stato di Diritto generano, le Parole sono necessarie per definire i confini del rispetto della Dignità, della Giustizia e della Pace, dentro i quali la Libertà è sacra.

Con la sua limpidezza Sophie scelse la Coscienza che non muta come mutano le Leggi.

L’opposizione al regime nazista, dunque, fu condotta anche dai tedeschi in Germania, da giovani tedeschi, studenti di Monaco di Baviera, esempi di fede Cristiana e spirito di sacrificio e martirio, che, destatisi dall’inganno della dottrina nazista, sognarono con coraggio una Germania giusta e una nuova Europa e si esposero affinché il popolo tedesco prendesse coscienza della deriva della dittatura di Hitler.

«La fine non è ancora visibile. L'ordine si trasforma in disordine. Il bene si trasforma in male. Il popolo cade nello smarrimento.

Non è così forse ogni giorno, da tempo?

Per questo l'uomo elevato è rettangolare, ma non urta, è spigoloso, ma non ferisce; esso è diritto, ma non brusco; è limpido, ma non vuole risplendere», Lao-Tze - secondo volantino

Freiheit e la forza degli ideali e della disobbedienza civile. Sophie:«Noi lottiamo con le parole»

Cresciuti all’ombra della Gioventù Hitleriana, Hans, Sophie e gli altri presto se ne distanziarono decidendo, sempre più caparbiamente, di non tacere di fronte alle ingiustizie e agli abusi, agli orrori che il regime commetteva in guerra, contro gli ebrei, gli oppositori politici e le persone internate negli ospedali psichiatrici. Era tempo di agire. E fu scelta l’azione non violenta. Poco più che ventenni, credendo in un Europa Federale e in una Germania Libera e incarnando i principi di giustizia e rispetto, si lasciarono ispirare da Sant’Agostino, Rilke, Aristotele, Novalis, Goethe, Schiller, appellandosi all’Intellighenzia tedesca per alimentare un granitico e civile dissenso verso il regime.

«... Inoltre appartiene ad essa (ed è caratteristico della tirannia) il far sì che nulla rimanga nascosto di ciò che qualunque cittadino dica o faccia, ma che delle spie lo seguano ovunque.

... e inoltre il seminare discordia da ogni parte, l'inimicare gli amici fra di loro, l'aizzare il popolo contro le persone di classe elevata, e i ricchi tra di loro.

E' inoltre tipico di queste misure tiranniche impoverire i sudditi, per poter pagare la guardia del corpo e perché essi, assillati dai bisogni delle loro esigenze quotidiane, non abbiano tempo né possibilità di cospirare...

Al medesimo scopo tendono egualmente i sistemi fiscali come quello imposto a Siracusa, dove sotto Dionisio i cittadini spesero per le tasse nel corso di cinque anni tutti i loro beni.

Il tiranno tende poi continuamente a provocare guerre», Aristotele - terzo opuscolo

La ribellione non violenta e la Winderstand

La storia della Rosa Bianca è una storia di Winderstand, parola di genere maschile che in lingua tedesca significa molto più che Resistenza, poiché unitamente alla difesa delle proprie convinzioni implica anche l’atto di restare fermamente opposti a qualcosa.

Ed ecco che quel gruppo di amici, che si riuniva per leggere e sviscerare ogni forma di arte e di scienza, cominciò a scrivere e da quel ticchettio dei tasti della macchina germogliarono nell’arco di pochi mesi sei volantini come petali di una candida Rosa Bianca. Impregnati del profumo dell’idealismo, invitavano attraverso la letteratura, la poesia, la filosofia ad una resistenza non violenta, alla disobbedienza civile e ad una ribellione al Nazismo e alla carica distruttiva della Bellezza che esso incarnava. Ma i volantini avevano anche una portata politica laddove denunciavano i crimini nazisti e auspicavano una ricostruzione della Germania libera dalla guerra e dalla dittatura.

«Il sangue scorrerà sull'Europa fino a che le nazioni non saranno consapevoli della spaventosa follia che le trascina in un vortice e, colpite e rappacificate da una musica celeste, non si avvicineranno ai vecchi altari; tra di loro frammiste, non udranno opere di pace, e non sarà celebrata una grande festa di pace con lacrime ardenti, sui fumanti campi di battaglia. Solamente la religione può svegliare l'Europa ed assicurare i diritti dei popoli instaurando visibilmente il cristianesimo sulla terra con un nuovo splendore, nella sua funzione di apportatore di pace...», Novalis, quarto volantino.

Vent’anni e uno sguardo in fondo al loro tempo e oltre

Candida come una Rosa Bianca è l’anima che non desiste alla follia della dittatura. Candida e spinosa come il fulgido ideale di libertà in un cupo regime di oppressione. Spinoso e sublime il fiore che protegge, con la preziosa arma del dissenso, la propria dignità e la propria integrità da chi cerca di assaltarne l’essenza. Resistere per ri-esistere e pretendere dignità in uno dei tempi più bui della storia Europea e della storia dell’Umanita’.

Avevano venti anni e il coraggio mancato al mondo intero che non seppe arginare il Nazismo e la morte della Libertà che esso disseminava. Hans, Sophie, Christoph e gli altri studenti tedeschi, arrestati e uccisi più di settant’anni fa, presero sulle loro spalle una Storia che stava segnando in modo terribile il secolo scorso. Non si tirarono indietro.

Sentinelle di speranza, denunciarono il male del presente e intuirono il futuro di orrore che ne sarebbe scaturito, cercando di salvare il loro stesso Paese e il resto dell’Europa. Non furono ascoltati.

«...La colpevolezza di Hitler e dei suoi complici è ormai al di là di ogni misura. La resa dei conti si fa sempre più vicina.

Ma cosa sta facendo il popolo tedesco? Non vuole vedere e non vuole ascoltare. Segue ciecamente i suoi seduttori verso la rovina. Vittoria ad ogni costo! sta scritto sulla loro bandiera. “Lotterò sino all’ultimo uomo” dice Hitler ma nel frattempo la guerra è già persa», quinto volantino. 

Ma quella Germania diversa sarebbe stata ricostruita senza che quei giovani ragazzi, già grandi uomini, e la giovane Sophie potessero vederla. L’avevano sognata. Avevano creduto nel loro popolo più di tutti gli altri, come avevano creduto nella Libertà, nell’Onore e nella Responsabilità. E come sempre accade, le grandi battaglie vengono condotte da pochi, la cui vita vale ben oltre una morte strappata ad una esistenza vibrante che non risparmia nulla per sé.

Il manifesto degli Studenti di Monaco

«Studenti!

Il popolo tedesco vi guarda. Come nel 1813 il popolo attendeva noi per scrollarsi di dosso il gioco napoleonico, così nel 1943 guardano noi per spezzare il terrore nazista attraverso il potere dello spirito.

Beresina e Stalingrado levano le loro fiamme ad Oriente. I morti di Stalingrado ci implorano di passare all’azione».

Quel sesto volantino, con la fine della guerra, arrivo’ fino in Gran Bretagna e milioni di copie piovvero dal cielo in Germania, alle fine del 1943. Riportavano la scritta: volantino tedesco, manifesto degli Studenti di Monaco.

I segni della Storia e la pratica della Memoria

Monaco e la Germania vogliono ricordare quei giovani tedeschi coraggiosi, lì dove la Storia si è compiuta e dove Marc Rothemund nel 2005 giró il film “La Rosa bianca - Sophie Scholl. Gli ultimi giorni”, Orso d’argento a Berlino e candidato all’Oscar come miglior film straniero. Una pellicola essenziale, di grande impatto e di notevole tensione emotiva in cui Julia Jentsch, la giovane attrice che interpreta Sophie, amante della Natura espressione più nobile del Creato, dedica propria alla Natura le sue ultime parole prima dell’esecuzione: «Die Sonne scheint noch. Il sole splende ancora». Lo fa guardando il fratello Hans e dopo quell’ultima sigaretta e quell’abbraccio tenero, e non disperato, tra lei, lui e Christoph.

A Monaco, oggi, dopo essere scesi all’omonima fermata della metropolitana, solo pochi minuti a piedi e l’Università Ludwig Maximilian si erge maestosa. A Sophie è dedicato un busto, posto proprio a lato dell’atrio dell’Universita’ Ludwig Maximilian. Porta il nome suo e del fratello Hans la strada che costeggia la piazza intitolata alla RosaBianca (Geschwister-Scholl-Platz Die Weiße Rose), in cui è sita l’Universita’. Dinnanzi ad essa,  chi cerca i segni è colto dalla tentazione di immaginarli grandi, associati ad un monumento vistoso, come un richiamo visibile. Invece Sophie, Hans e Christoph, e tutti gli altri giovani e componenti della Rosa Bianca, continuano ad essere illuminanti e a spronarci ad andare oltre.

Bisogna camminare seguendo le orme di una Storia, per non dimenticarla. Bisogna cercare e lasciarsi sorprendere da tracce discrete e silenti ma anche potenti, per scoprirle sotto i nostri occhi, impegnati fino a poco prima a guardare altrove. Volgere lo sguardo a terra e capire che, contrariamente al tenere lo sguardo costantemente abbassato, tale atto è parte invece di un percorso di conoscenza che insegna a riconoscere ovunque Persone, Storie e Luoghi.

Quei volantini sono ancora lì, come stille di una speranza che non si esaurisce, petali strappati di una Rosa che non appassisce. Con la delicatezza della porcellana in luogo della leggerezza della carta, sono lì incastonati in un lastricato impreziosito dalla Storia che attende di essere battuto dal passo del tempo ed ogni volta esplorato da chi lo attraversa. Tra i suoi frammenti rocciosi e levigati, si svela un tesoro custodito e nascosto, che ogni volta si schiude e riporta indietro nel tempo.

Come foglie d’autunno raggiungono leste il terreno per attendere la stagione della rinascita, così quei fogli, incisi come caratteri sul manto di quella piazza, sono Storia e incarnano la possibilità irriducibile di una stagione di Luce dopo le tenebre, perché «il sole splende ancora». 

Bibliografía 

“La Rosa Bianca” di Romano Guardini, Morcelliana, Brescia 1994;

“Sophie Scholl e la rosa bianca” di Paolo Ghezzi, Morcelliana, Brescia 2003;

“La Rosa bianca” di Inge Scholl (sorella di Sophie e Hans) Itaca, Castel Bolognese 2006